La nostra storia

 
 
Nella nostra città, nel 1971, un gruppo di amici, che si era denominato “Babelis”, dalle lettere dei rispettivi cognomi: Bagnolini, Bedetti, Luizzi, Soci, avvalendosi di una sola telecamera portatile Akai da un quarto di pollice, in quel momento unica nel suo genere, aveva iniziato a effettuare le telecronache delle partite di Rimini Calcio, mandandole in onda, subito dopo l’incontro, assieme alle interviste e ai commenti, tramite il collegamento del cavetto del registratore a un apparecchio televisivo, inizialmente posizionato al bar Achille di via Tripoli.
Per comprendere l’assoluta novità dell’iniziativa, occorre ricordare che la possibilità di registrare una trasmissione con video e audio su un apparecchio portatile costituiva allora una grande innovazione anche per la televisione di Stato, i cui inviati utilizzavano ancora per le riprese esterne la pellicola sedici millimetri, riversando poi il tutto in amplex. La Rimini Calcio, in serie C, era dunque l’unica squadra in Italia ad avere una televisione al suo servizio. L’entusiasmo dei tifosi, che all’epoca stravedevano per i gol del grande Valero Spadoni, era alle stelle.

Grazie a una tecnologia a quei tempi “miracolosa” e all’entusiasmo dei fondatori, Babelis fece notizia sulla stampa nazionale e internazionale ancor prima di trasformarsi, nel giro di pochi mesi, nella seconda vera e propria emittente privata Italiana.
La Babelis iniziò dunque ad effettuare le trasmissioni delle partite collegandosi contemporaneamente a vari televisori posti nelle piazze, nei bar e in alcune vetrine del Centro Storico. Fu creata una società a responsabilità limitata che accolse un ulteriore gruppo di amici, quasi tutti creativi, affascinati dalle straordinarie possibilità comunicative del nuovo mezzo.

Cosi, mentre un magro e audace elettricista si aggirava nottetempo sui tetti della nostra città, collegando le antenne centralizzate dei televisori condominiali al nostro primo modesto Studio Televisivo sito in un appartamentino di Via Soardi, la Babelis, trasformatasi in Telerimini, divenne la seconda testata giornalistica televisiva Italiana privata dopo Telebiella…
Tutto ebbe a susseguirsi in un crescendo vertiginoso.

28 luglio 1976. Fatidica data! Telerimini divenne Videogiornale Adriatico, aggiungendo al proprio nome quello del suo bacino d’utenza (Telerimini VGA). L’entusiasmo salì alle stelle. In pochi mesi sorsero in Italia più di settecento emittenti! Fu il trionfo di Davy Crockett, l’eroe di Alamo e di tutti i coraggiosi che con lui si erano battuti per la libertà d’antenna…
L’emittente, libera da qualsiasi condizionamento economico o politico, si poneva esclusivamente al servizio della collettività, veniva “sentita” dei cittadini come cosa propria.

Ognuno forniva spontaneamente il suo contributo di intelligenza e di immaginazione. Tutte le componenti sociali e culturali affluivano nei modesti ma efficienti studi televisivi. A Rimini, in particolare, le porte erano sempre aperte agli apporti culturali dei collaboratori della rivista Romagna Arte e Storia, agli autori di commedie dialettali, alle campagne del WWF, e alle iniziative del volontariato. Si trasmettevano i Consigli Comunali in diretta. Al videogiornale che andava in onda due volte al giorno collaboravano più di venti persone…

L’emittente dunque visse una prima lunga fase di entusiasmo e di passione che, prescindendo da ogni calcolo utilitaristico, completamente estranea a partiti ideologie e schieramenti, privilegiava l’iniziativa e l’inventiva dei singoli dando ampio spazio alla sperimentazione.

La spirito di corpo dell’Azienda, corroborato dal cameratismo che legava tutti i collaboratori, ne usciva esaltato. Come nel caso di Luciano Draghi, cameraman, intervistatore e regista, da decenni anima televisiva del ciclismo nostrano, sempre disponibile nei momenti d’emergenza. O dell’eterno simpaticissimo inviato da Cattolica e da Riccione, Edmo Vandi. O di Maurizia Nucci, lettrice e collaboratrice del Videogiornale dal 1977, erede delle prime leggendarie annunciatrici Silvana Pivi, Cinzia Salvatori e Angela Bertozzi.
Marco magalotti-The Voice- (scomparso nel 2003) rimane il simbolo dell’Emittente con i suoi trent’anni di ininterrotta preziosa collaborazione che gli valsero la Croce di Cavaliere della Repubblica e il Paul Harris Fellow del Rotary.
Se poi si dovessero elencare i nomi di tutti…
non basterebbe questa pagina…
 
Cronache Malatestiane
Giuliano Bonizzato