PANDEMIA, PERSI A FORLÌ UN MIGLIAIO DI POSTI DI LAVORO NELLA RISTORAZIONE

18 Marzo 2021

L'anno orribile della pandemia e delle misure restrittive imposte ai pubblici esercizi presenta il conto: nel Forlivese il Covid fa perdere un migliaio di posti di lavoro nella ristorazione. A sparire sono stati principalmente cuochi, camerieri e barman. L'ufficio studi di Fipe-Confcommercio, la Federazione Italiana dei Pubblici esercizi, ha raccolto ed elaborato i dati INPS relativi ai livelli occupazionali del 2020. E la fotografia che ne esce è preoccupante. Anche nel territorio forlivese viene confermato il trend nazionale e una stima prudenziale certifica la perdita di oltre un migliaio di posti di lavoro spazzati via in questi ultimi dodici mesi. E sono i giovani a pagare il conto più salato di questa crisi: 7 su 10 di coloro che hanno perso il lavoro hanno meno di 40 anni. In termini assoluti la contrazione maggiore ha interessato ristoranti con un valore negativo del 25,2% e i bar dove la contrazione si attesta sul 26,2%. «Le nostre peggiori previsioni si sono avverate – sottolinea in una nota Fipe Confcommercio – Le imprese sono ormai allo stremo, senza più l'ossigeno necessario per respirare. Il mondo della ristorazione nel 2020 è dovuto stare chiuso forzatamente per 160 giorni, mentre ai locali da ballo e alle imprese di catering è andata persino peggio. Ogni volta che si intravedeva uno spiraglio di ripresa, ecco arrivare nuove chiusure. In questo modo si è smesso di investire sul futuro e infatti tra i più penalizzati ci sono stati i giovani e i giovanissimi. La speranza è che si possa invertire il trend una volta per tutte e che questo sia davvero l'ultimo sforzo. Ma occorre programmare la ripartenza fin da subito». Sono esasperati i ristoratori. «Si continua a giocare con i numeri senza capire che le conseguenze sociali ed economiche sono e saranno devastanti – conclude Fipe Confcommercio –  Nel frattempo, oggi festeggiamo il terzo mese al verde, senza ristori, con il 90% dei locali chiusi e senza alcun piano per la riapertura. È un momento drammatico, serve responsabilità a tutti i livelli: non si uccide un intero settore senza alcuna base scientifica».
Servizio di Marcello Bartolini




Vedi tutte le news