GNASSI CRITICO SUL DOCUFILM DI NETFLIX SU SAN PATRIGNANO

4 Gennaio 2021

«Il docufilm su San Patrignano? Non analizza la comunità nel suo complesso». A dirlo è il sindaco di Rimini, Andrea Gnassi. Continua a far discutere il documentario in onda su Netflix. Se è vero che nelle cinque puntate non emerge nulla di nuovo rispetto a quello che nel corso degli anni tutti già sapevano, quello che ha suscitato indignazione è stato forse il metodo narrativo con la stoccata finale sulle illazioni sulla malattia che ha portato Vincenzo Muccioli alla morte e le voci sulla sua presunta omosessualità. L'ultimo a schierarsi a difesa di San Patrignano, la comunità nata nel 1978 sulle colline corianesi, è stato il sindaco di Rimini, Andrea Gnassi. Per il quale il docufilm si sofferma su un capitolo preciso della storia della comunità senza leggerne i livelli di sviluppo e le evoluzioni. «La città, la Regione e l'Italia hanno già espresso il loro giudizio definitivo – rimarca Gnassi –  E lo hanno fatto sia con atti di evidente, fortissima simbologia, sia con opere e servizi dall'enorme impatto sulla vita individuale e collettiva del nostro territorio e con processi, progetti e azioni tuttora in corso. San Patrignano è stata e continua ad essere la risposta ad una delle domande più urgenti dei nostri tempi, quello delle dipendenze». Sul docufilm di Netflix, il sindaco di Rimini parla di una narrazione che ha orizzonti e limiti che non colgono della comunità la complessità, non ne leggono i livelli di sviluppo, le evoluzioni, che l'hanno portata dal 1978 ad essere quella che è oggi, una realtà composita, fluida, sempre in movimento per intercettare i nuovi bisogni legati ai drammi delle dipendenze, vecchie e nuove e per provare a mettere in campo risposte efficaci per il recupero degli ospiti. «Il docufilm, a fronte di questa complessità, che di fatto è il nucleo dell'esperienza e della ricchezza di San Patrignano – conclude Gnassi – ne mette a fuoco solo una parte, della quale tende a dare la connotazione di rappresentazione assoluta».
Servizio di Marcello Bartolini




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