OSSA NELLA GROTTA, MA NON SAREBBERO DI GUERRINA PISCAGLIA

12 Giugno 2020

Gli inquirenti invitano alla prudenza, ma sulla morte di Guerrina Piscaglia, la donna originaria di Novafeltria scomparsa il 1° maggio 2014, tornano a riaccendersi i riflettori. Un omicidio secondo quanto sancito in Tribunale, con la condanna di padre Gratien Alabi a 25 anni di reclusione. Alcuni escursionisti hanno rinvenuto alcune ossa, uscite a seguito di uno smottamento, nella grotta della Tabussa, nei dintorni di Badia Tedalda, a trenta minuti da Cà Raffaello. Una speranza, quella dei famigliari della donna, che però rischia di infrangersi in una nuova delusione. Secondo quanto riferisce il Corriere di Arezzo, le ossa ritrovate non sarebbero infatti riferibili  Guerrina Piscaglia. Anche se gli esami sono ancora in corso. Riaffiorate da una parete franata della caverna, non si sa se appartengano ad un uomo o ad una donna ed è incerta la datazione. Ma addirittura, data la grandezza, potrebbe trattarsi dei resti di un animale. «Il ritrovamento è stato fatto alcuni giorni fa nella riserva dell'Alpe della Luna – racconta al Resto del Carlino il sindaco di Badia Tedalda, Alberto Santucci – una parte della parete della grotta ha ceduto e ha fatto riaffiorare sul lato sinistro queste ossa. Tra i resti incastonati nel fango si vede bene un femore». La relazione ufficiale del Raggruppamento Investigazioni Scientifiche dei Carabinieri potrebbe arrivare già nelle prossime ore o al più tardi lunedì al pm Marco Dioni, il magistrato che ha condotto le indagini sul caso di Guerrina Piscaglia, sfociate nella condanna definitiva di padre Gratien Alabi a 25 anni di reclusione. Colpevole di omicidio e, appunto, di distruzione di cadavere. Ma il corpo della 49enne, uccisa in canonica o forse altrove, non è stato mai trovato nonostante gli sforzi compiuti.
Servizio di Marcello Bartolini




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