LOLLI AMMETTE LE TRUFFE MA NON L'ASSOCIAZIONE A DELINQUERE

28 Maggio 2020

Si è collegato in video Giulio Lolli, il fantomatico imprenditore della Rimini Yacht estradato a dicembre in Italia dalla Libia. L’udienza dal carcere di Rossano Calabro. Lolli ha risposto alle domande del tribunale riminese e delle parti, ricostruendo la sua vicenda, e  ammettendo alcune truffe nelle vendite delle imbarcazioni. Il suo obiettivo, ha spiegato, era sanare una situazione di difficoltà e adempiere alle obbligazioni, ma ha respinto le accuse di estorsione e associazione a delinquere mosse dal pm Davide Ercolani. Lolli dopo il crac della sua società nel 2010 era fuggito via mare. Soprannominato "il pirata", era stato arrestato una prima volta a Tripoli nel 2011, poi era riuscito  a scappare ed era stato nuovamente prelevato nell'ottobre 2017, sotto gli occhi della giovane moglie, su mandato d'arresto libico: mesi dopo si venne a sapere che la ragione era legata alla sua attività di 'polizia marittima' e di un presunto fiancheggiamento del gruppo estremista separatista e di traffico di armi, visto che era stato ritratto in alcune foto a bordo di imbarcazioni, adibite al trasporto di mezzi militari, insieme a esponenti di primo piano della Shura di Bengasi. Di terrorismo e di traffico di armi risponde davanti all'autorità giudiziaria romana.
A Rimini il processo è stato rinviato al 23 settembre, per sentire un testimone chiesto dalla difesa, su una società sammarinese. Per quella data  prevista anche la discussione e l'avvocato Petroncini spera che il suo assistito possa essere fisicamente in aula. "Anche se la norma, al di là dell'emergenza Covid, consente il processo a distanza, penso che un imputato abbia il diritto di essere presente davanti ai suoi giudici, altrimenti, con queste deroghe, si rischia un processo dimezzato". 
Servizio di Gianluigi Luccarelli




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